A seguito di numerosi studi è stato evidenziato che, andare a utilizzare un approccio dietetico specifico può aiutare a diminuire i sintomi causati da patologie come
il morbo di Crohn, rettocolite ulcerosa, IBD e più in generale anche gonfiori addominali, colite, meteorismo e infiammazione generalizzata a livello intestinale, spesso causate anche da regimi alimentari troppo restrittivi e “fai da te”.
È importante e necessario personalizzare la dieta antinfiammatoria per ogni paziente nelle varie fasi di queste sintomatologie. Ad esempio, si deve fare chiarezza sulla funzione delle diverse fibre alimentari solubili nei fluidi, che rallentano il transito intestinale in caso di diarrea, e di quelle non solubili, che invece sono utili in caso di stipsi.
Inoltre un approccio dietetico in tale ambito si basa sull’educazione alimentare e sulle regole specifiche da dare al paziente rispetto a quali alimenti non usare in caso di ostruzione intestinale non grave, di quando limitare gli alimenti ricchi di Fodmap (oligo/di/monosaccaridi e polioli fermentabili), ma anche sul ruolo di lattosio, microbioma, prebiotici (frutto-oligosaccaridi), probiotici (batteri o lieviti buoni) e simbiotici (pre + pro-biotici) e di carenze nutrizionali e supplementi.
Stile di vita e dieta antinfiammatoria
In conclusione, nella maggior parte dei casi la corretta alimentazione, associata a esercizio fisico adeguato e costante, può risultare un fattore essenziale per ridurre i sintomi, imparare a gestire certe patologie croniche e quindi riuscire a convivere con queste patologie e/o frequenti disturbi.
Per una corretta dieta antinfiammatoria
La figura che può fare al caso vostro e che ricorre in vostro aiuto è quella del nutrizionista, per indicarvi un giusto protocollo disegnato “su misura” secondo le vostre esigenze.
Dott.ssa Serena Puggelli
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